La dittatura è tra noi. E l’oligarchia non sta con le mani in mano.
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Buongiorno, ragionatori osservanti.
Sono qui a scrivere, forzandomi un poco – non poco – perché di questi tempi la prima cosa che l’istinto di sopravvivenza ti suggerisce di fare è: “Trovati un rifugio!”. Ormai è chiaro che siamo in guerra, ci sono tutti i sintomi di una fase simile al pre-nazismo, o pre-comunismo, o pre-fascismo. Li dico tutti per non creare equivoci, perché io sono anti-autoritaria, potrei dire libertaria, non liberista [Iddio ci scampi!] – rimarco – eventualmente libertaria, e specificamente anti-autoritaria.
Ormai, si sente proprio l’odore, meglio dire la puzza, del “terreno di coltura”, bello e pronto, concimato, per un autoritarismo prossimo venturo dei peggiori mai visti prima.
Allora, che fare? Che fare? Che fare? Continuare a dormire?
E io che, ai tempi della schiavitù edulcorata, mi domandavo come fosse stato possibile instaurare il nazismo.
Perché porsi tali domande? Ora, se mi trovo in una situazione analoga, è forse colpa della mia domanda? (mi viene da chiedermi…). Ritiro la domanda sul nazismo.
Ho capito come fu possibile: grazie all’indifferenza della massa, una massa dormiente e collaborazionista per maggioranza.
Ora, click, spegnano questa specie di incubo, il gioco si è capito, dobbiamo portare libertà, non potenziare la dittatura.
Ed è ora di fare la conta di chi non collabora.