Restituire dignità ai filosofi pessimisti
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Osservando lo sviluppo della realtà nel tempo, con il senno di poi, dovremmo restituire, dopo secoli di ignominia, dignità ai, cosiddetti, filosofi pessimisti.
Se la realtà fa schifo, per matrice ecosistemica, la condizione umana è miserabile, criminali dominano il regno – lo vediamo tutti, lo dicono le cronache giornalistiche lunghe decenni e le cronache storiche lunghe secoli – non dipende certo dall’umore e dal punto di vista di qualche filosofo, insultato con l’etichetta di pessimista, quando non era altro che realista, magari cinico, ma realista.
Forse, essere meno stupidi, e averli meglio ascoltati, avrebbe potuto consentire almeno un contenimento della mostruosità della civiltà attuale.
Si può cambiare la realtà? Forse, in parte, ma non del tutto, in questa dimensione e in questo mondo: il leone è carnivoro, dovrà sempre mangiare gazzelle, la gazzella è erbivora, dovrà sempre mangiare erba. E se anche cambiassero il loro stile. Il leone diventasse erbivoro, ad esempio, Ecosistema salterebbe: gli erbivori manderebbero in estinzione l’erba, sarebbe il deserto e anche gli erbivori, senza i carnivori, si estinguerebbero.
Questa è la splendida natura, che ci ammalia con i suoi fenomeni, i tramonti, le sue ingegnerie biologiche, gli atomi, piaceri e bellezze e ci costringe anche ai più terribili orrori e dolori con la limitatezza delle risorse, delle forze e dello spazio vivibile.
Così, la stessa legge naturale domina tutto, anche quello che alcuni umani vorrebbero superiore.
Così i tribunali sono pieni di squali e la giustizia scema, così le banche sono gestite da voraci predatori, così le carriere politiche sono territorio facile per fameliche iene.
Tutto naturale.
Pessimismo? Non è pessimismo, è un dato scientifico.
Si capisce anche perché persone di un certo livello di coscienza vengono eliminate e sostituite con altre che non lo hanno.