Ampliare il campo del suicidio assistito, dopo il primo caso SSN in Italia
_ |
Il suicidio assistito li spiazza, gli piace così tanto avere code di disperati che elemosinano un lavoro, una visita medica e una tac.
Il tribunale di Trieste ha obbligato l’Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi) a rispettare la richiesta di suicidio assistito di una donna di 55 anni malata di sclerosi multipla.
La donna si è data la morte a casa sua, il 28 novembre 2023, con l’assistenza e per mezzo di un farmaco letale fornito dal Servizio Sanitario Nazionale.
Ovviamente, le polemiche non sono tardate. I soliti paladini del vivere a ogni costo (che poi ne fanno di tutti i colori) hanno dispensato le loro saggezze da millantatori.
Giova notare invece che il controllo sulla vita, sulle nascite e sulle morti non ha niente a che vedere con qualcosa di affettivo. Si tratta, per loro, di un più gretto esercizio di potere.
L’individuo, in quanto oggetto proprietario, al pari di un bue, di una vacca o di una pecora, non deve decidere in autonomia se vivere o morire, dare la vita o non darla (nel caso dell’aborto).
Le persone che si arrogano il potere di decidere, potete facilmente verificare, non hanno alcun tipo di sentimento nei confronti dei viventi. Il loro è solo un desiderio di supremazia: negare le cure o trattare male è il loro piacere, che viene garantito solo se sopravvivi, non se muori e tu non puoi permetterti di scappare con la massima fuga: la morte.
Sia perché ti costringano a vivere senza cure adeguate o sottomettendoti come uno schiavo. No! La decisione deve esserti tolta. Devi vivere per forza e magari strisciare come un verme e calpestare tutti i tuoi valori!
Fonte: oggigiorno.it